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Questo è il mio blog personale, un blog di confine, dove proverò a pubblicare un pò di cose mie, per me e per chi le vorrà leggere.

Il Confine

...un confine, proprio perché si pone di fronte a una differenza, deve essere valicato, non deve essere ignorato ponendovi a limite la diffidenza, così come è valicato sistematicamente il confine che c’è fra il giorno e la notte, tra il prima e il dopo, tra la terra e il mare, fra l’uomo e la donna, tra la vita e la morte.

venerdì 19 giugno 2009

Libri e marmellate

Sono arrivato all’età di 42 anni senza avere mai fatto prima due cose interessanti: scrivere un libro e fare la marmellata.
Del primo non dirò molto. E’ arrivato da solo, quasi per caso, senza che nemmeno ci avessi mai pensato.
Si è scritto, si è stampato, ogni tanto lo rileggo, certo qualcosa cambierei, ma mi piace abbastanza. Parla delle guerre passate, che mi bombardano la testa e non finisco mai di studiare. A volte è come lo avesse scritto qualcun altro.
Altra questione è la marmellata.
C’è nell’orto una pianta di fichi, a ridosso del vecchio muro in mattoni della tettoia, sta lì nell’angolo esposta perfettamente a mezzogiorno e raccoglie tutti i raggi del sole che le arrivano.
I fichi sono un dono del cielo, dolcissimi, buonissimi, ma fragili come la vita che la devi cogliere giorno per giorno con la consapevolezza che quello successivo potrebbe essere già svanita.
Però nella mia famiglia nessuno ama troppo i fichi, tranne me. Da giugno a ottobre si instaura una gara fra il sottoscritto e la pianta di fichi. Io faccio del mio meglio, ma la pianta mi sovrasta: ne produce più di quanti io riesca a mangiarne con accanito impegno e perciò, alla fine, vince sempre lei.
La normale consumazione dei fichi è già anch’essa cosa complicata. Il frutto va gustato nel momento di massima maturazione ed allora è gelatina zuccherosa, morbida mousse che si scioglie in bocca al primo contatto. Ma non si può andare oltre, un pomeriggio di troppo è il nostro è da buttare, inutilizzabile e anche un po’ repellente. Anticipare troppo il mangiarli è altresì sciocco perché i frutti non ben maturi danno solo una pallida idea di ciò che saranno al momento giusto. E’ altrettanto impossibile cercare di conservarli per più di un giorno o due e la soluzione migliore è gustarli appena colti dall’albero, avendoli scelti ad uno ad uno a seconda dello stato di maturazione. E rassegnarsi a sacrificarne molti.
Allora l’estate passata, nel corso dell’estenuante battaglia, ho pensato ad un modo per protrarre la gara anche nell’inverno, quando io posso mangiare, ma la pianta non può produrre ed ho deciso di fare la marmellata!
Bene, fare la marmellata non è questione da poco se uno non si è mai cimentato. Se poi si è come me che già cucinare una frittata rappresenta una notevole complicazione, la cosa assume un carattere speciale.
Ad ogni buon conto ho recuperato fra libri e internet tre o quattro versioni della ricetta e mi sono messo al lavoro.
Il primo dubbio è stato riguardo alla definizione: “ma si dice marmellata o confettura?” Giusto per chiarire ho preso il dizionario ed ho consultato: secondo quanto c’è scritto marmellata e confettura sono sinonimi e perciò è come dire la stessa cosa, ma non essendone ancora convinto ho approfondito. Leggo su un ricettario che secondo la “classificazione della CEE” la marmellata è solo quella che si fa con gli agrumi. Per tutti gli altri frutti si dice confettura. Quindi “tecnicamente” io mi apprestavo a fare una confettura. Che iella! Mi piaceva di più la marmellata, confettura è troppo sofisticato, troppo commerciale. Marmellata è più fanciullesco. Va bene, deciso! La mia sarà “marmellata di fichi di Viotto” tanto non la devo vendere, me la devo mangiare io.
La prima produzione sperimentale è consistita in cinque vasetti, secondo la ricetta che prevedeva di lasciare i fichi in ammollo in acqua per un’intera giornata, poi farli cuocere con zucchero e aceto con calma, tempo e pazienza. Gira, gira nella pentola, con il cucchiaio di legno, il risultato è stato ottimo e i cinque vasetti non hanno superato la prova dell’inverno perché sono finiti che era ancora d’autunno.
Fatta la seconda produzione, di ben nove vasetti, ho sperimentato, perché a quel punto era inevitabile. Cercando ricette qua e là ho provato la marmellata (pardon, confettura) di banane - non male, ma forse troppo dolce ed esageratamente energetica - poi la variante con fichi e spezie - dal sapore particolare - quella di pomodori verdi (ma non fritti e lontano dalla fermata del treno) e la gelatina di vino fatta con mele e vino, appunto, e infine una marmellata “tecnicamente” vera, cioè quella di arance, che dopo i fichi, come bontà, metto subito al secondo posto.
Ma niente sovrasta i fichi, talmente buoni che poi ho voluto metterne via anche sciroppati, posati interi nei vasi, che quando li apri e li mangi - magari guarniti con del cioccolato fuso - sono un estasi del palato.
Insomma i vasi di marmellate e confetture ben ordinati in cantina si sono ridotti nel corso dell’inverno e ormai solo pochi stanno a testimoniare il primo anno di conserve.
Anche quest’anno siamo a giugno, sembra l’altro giorno che avevamo montagne di neve e poi pioggia a catinelle, invece, come sempre ho visto accadere, l’estate è arrivata.
Tutti i giorni controllo la pianta di fichi.
La battaglia sta per ricominciare.

Giugno 2009

3 commenti:

  1. Candido, quanti ricordi, anche io da piccola avevo una pianta di fico in giardino...che goduria quando era il momento di mangiarli, ci arrampicavamo per prendere quelli maturi al punto giusto, ma era anche bello sedersi sotto quella enorme pianta e sognare...
    non abbiamo mai fatto la marmellata (ops confettura), regalavamo cesti di fichi a tutti i vicini...
    mi hai riportato indietro di qualche anno :-)

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  2. Complimenti innanzitutto per il frizzante racconto. Ma entrando dentro la problematica che ti assale in questo periodo, mi permetto da appassionato di culinaria, di darti un consiglio per gustarti i fichi in qualsiasi stagione. Aprili a metà e mettili al sole. Procurati di coprirli bene con una rete a maglie sottili e lascia che il sole li indori dapprima e poi li renda bianchi come la mia barba. Ci vorranno almeno un paio di settimane. A questo punto passali nel forno giusto il tempo di garantirti l’igiene e quindi chiudili pressandoli con forza in una vasetto ma curando di imbottirli di mandorle o noci. Fra uno strato e l’altro potrai metterci delle foglioline d’alloro ed “anisini” colorati , li stessi che si usano a natale per guarnire i dolci. Vedrai in inverno che bontà! Anzi, vado a gustarmene uno.

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  3. Allegro e dolce come la marmellata!

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