Oggi
facendo la solita passeggiata col cane, stavo pensando che essendo io nato nel
secolo scorso ed avendo vissuto ornai quasi dieci lustri, ho avuto modo nel
tempo passato di sperimentare alcune attività che aiutavano moltissimo a riempire
le giornate autunnali.
Infatti
in questa stagione in molti campi il mais è già stato raccolto e dunque
accadeva a quei tempi che si partiva in bici, io e mio padre, col carrettino
attaccato dietro per andare a “mesunè”.
Ora non chiedetemi di tradurre questa espressione piemontese perché non saprei
farlo, ma si trattava in pratica di scandagliare a tappeto i campi di mais
appena tagliati per recuperare tutti quei pezzi e scarti di pannocchie che la
mietitrice non aveva raccolto. Con metodo e pazienza, sacco attaccato al
fianco, si facevano delle notevoli scorte di grano turco. A cosa serviva, mi
domandi? Beh è ovvio, per alimentare i polli e le galline durante l’inverno, no.
D’altra parte si sa che allora tutte le famiglie, anche quelle che non
possedevano una cascina, tenevano comunque dei polli e dei conigli. Mi pare
fosse persino obbligatorio per legge. Poi quel mais andava però staccato dalla
pannocchia, dunque era necessario “sgrunè
la melia” ossia sgranare il mais per poterlo macinare. Attività che spesso
si andava a fare anche da qualche conoscente o parente dotato di azienda
agricola. Allora ci si metteva vecchi e bambini sotto il “cas” e pannocchia intera in una mano e “panot” dall’altra ce n’era da passare dei bei pomeriggi.
Ovviamente
al giorno d’oggi non ci passerebbe neppure per la mente di fare delle robe del
genere. Se vogliamo una pannocchia, intera o sgranata, possiamo andarcela
comodamente a comprare al supermercato, dove ho visto vendono anche il fieno
per i conigli d’appartamento, perfettamente confezionato in sacchetti di nylon,
ad un prezzo suppergiù equivalente a quello del prosciutto crudo.
Ma a
parte la melia c’erano altre cose che impegnavano l’autunno, come ad esempio la
raccolta delle “famiole” che
servivano alla mamma per preparare il sugo per la salsiccia e la polenta o la
ben più nobile raccolta dei funghi, su a Cumiana, principalmente.
E si
faceva pure la raccolta delle lumache, poverine, che, seppur prelibate,
concludevano però la loro esistenza in maniera molto triste.
Insomma
un sacco di cose e a ben pensarci non so nemmeno dove trovavamo il tempo di
fare tutto questo, tant’è che le giornate, anche senza tecnologia volavano via
veloci.
Ma è
inutile stare lì fare i nostalgici,
senza tecnologia queste sciocche righe le avrei dovute scrivere con la biro su
un quadernetto, per poi chiuderle in un cassetto, senza poterle far leggere a
nessuno.
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