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Questo è il mio blog personale, un blog di confine, dove proverò a pubblicare un pò di cose mie, per me e per chi le vorrà leggere.

Il Confine

...un confine, proprio perché si pone di fronte a una differenza, deve essere valicato, non deve essere ignorato ponendovi a limite la diffidenza, così come è valicato sistematicamente il confine che c’è fra il giorno e la notte, tra il prima e il dopo, tra la terra e il mare, fra l’uomo e la donna, tra la vita e la morte.

giovedì 21 marzo 2013

Pianura



Di questa campagna conosco ogni albero e ogni pietra, i colori delle case e gli odori degli animali. La percorro avanti e indietro da quando sono nato e posso dire che è casa mia, perché di qua non sono mai andato via.
Quando posso me ne vado in giro e mi fermo ad osservare il paesaggio e se il cielo è sereno lo sguardo spazia per cento chilometri e oltre. Trovo bellissimo fissare le cose nella luce del mattino limpida e radente per confrontarle con quella della sera quando tutto assume una dimensione diversa e mi piace fra i campi e gli alberi individuare di tanto in tanto i campanili che emergono a indicare la presenza dei borghi, dove può trovare ognuno la casa propria, perché nel loro esistere - tutti simili, ma ciascuno unico e diverso – scandiscono sia lo spazio fisico che quello del tempo. Su tutto e su tutti domina la cerchia delle Alpi, vasta e imponente, che è insieme orizzonte fisico e mentale, la quale, come un guscio protettivo, rende così personale e intima questa terra.
In questo luogo c’è una stagione che mi piace più di ogni altra. «E’ l'estate» dirai. Già, l’estate! L’estate qui è bella, calda, con i pomeriggi assolati da non poter stare fuori prima delle cinque e le sere dolci, lunghe all'infinito. La notte dura poco, a volere si potrebbe anche dormire all’aperto, sotto un albero o in mezzo a un prato, fino al mattino quando il sole chiama presto e il paese si muove indaffarato e brulicante. Ma per me, fra tutte, la stagione preferita è la primavera, specialmente da fine marzo in poi. Sarà perché forse marzo è il mese che sono nato, non so; comunque in quel periodo le mattine sono ancora fresche, ma non gelate come in autunno, quando spesso c’è anche una nebbia lattiginosa e spessa, che persiste tutto il giorno o in inverno, quando fa veramente freddo.
In primavera le piante e i campi rinascono, le giornate si allungano a vista d’occhio e si percepisce in tutte le persone quella sottile euforia che precede qualche avvenimento importante che può essere l’attesa di una festa o di un matrimonio, come l’arrivo della bella stagione.
Sorprende sempre il risveglio della natura. Gli alberi e i campi che hanno dormito nel lungo inverno come morti, all'improvviso riprendono vita, specialmente questi ultimi, arati di fresco e concimati, nelle ore del mattino ancora fredde, fumano, letteralmente, come se dalle viscere della terra, il calore pulsante del sangue sgorgasse per farle riprendere il suo eterno ciclo vitale.
Capita poi un certo giorno, che uno si svegli di soprassalto in piena notte sentendo fuori come un boato che scuote tutta la casa.
E’ un vento fortissimo che si era alzato sommesso, ma che nel giro di poche ore ha preso una forza incredibile, affascinante e spaventevole: sono questi i giorni del phon caldo e turbinoso che dalle montagne sferza la pianura, scuotendo i tetti delle case, infiltrandosi tra le imposte, rovistando nei fienili, sollevando turbinii di foglie e polvere, spazzando i cortili e le strade. Quando finalmente si placa dopo aver sfogato tutta la sua energia ci si accorge che si è tirato dietro la primavera e ora la lascia lì, bellissima e luminosa, da tanto attesa e desiderata. Allora nel giro di pochi giorni, le piante esplodono in uno scintillio di fiori e di colori, per poi lasciare posto rapidamente alle folte chiome, verdi di foglie novelle. Nei prati l'erba, finalmente rinata, si punteggia anch'essa di infiniti fiori. Le api e gli altri insetti volano incessantemente a svolgere il prezioso lavoro a loro richiesto dalla natura, secondo un disegno misterioso che nessuno sa capire da dove venga fuori. “Solo Dio poteva creare tutto questo” diceva mio nonno Carlo a noi nipoti “dotare gli animali,  le piante e tutti gli esseri viventi di quella incredibile capacità di saper fare ciò che è necessario per la vita, nel momento giusto e nel modo giusto. Ogni anno, per tutti i secoli. Anche il nostro corpo, nasce, cresce e si modifica senza che noi ne sappiamo niente, fa tutto da solo. Gli uomini ogni tanto pretendono di metterci mano, ma è solo per sistemare qualche piccolo guasto che viene fuori. Per tutto il resto dobbiamo affidarci al Signore.”
Lo diceva mio nonno e in tanti decenni, in fondo, qui poco è cambiato; come in ogni luogo molti uomini sono passati e generazioni hanno vissuto, sofferto, amato e combattuto, magari non per scelta, ma perché quella era la loro vita. Nelle loro menti il mondo qui cominciava e qui finiva, quasi tutti non sarebbero mai usciti da questo intorno, non avrebbero forse neppure visto la stessa Torino, né  tanto meno si sarebbero posti la domanda di sapere chi abitava oltre le montagne o al di là delle colline e se il mondo fuori aveva qualcosa di meglio o di peggio da dare loro, rispetto alla vita che si attendevano.
Oggi tutto è diverso, se volessi potrei vivere in qualsiasi posto e fare qualunque cosa mi passi per la mente.
Potrei, ma non voglio.
Se vado via per un po’, dopo devo ritornare.
Qui dove sono nato, nella mia pianura.

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