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Questo è il mio blog personale, un blog di confine, dove proverò a pubblicare un pò di cose mie, per me e per chi le vorrà leggere.

Il Confine

...un confine, proprio perché si pone di fronte a una differenza, deve essere valicato, non deve essere ignorato ponendovi a limite la diffidenza, così come è valicato sistematicamente il confine che c’è fra il giorno e la notte, tra il prima e il dopo, tra la terra e il mare, fra l’uomo e la donna, tra la vita e la morte.

giovedì 9 luglio 2009

Ousitanio

Le quattro case in pietra formano una piazza che è poco più di uno slargo della strada, tanto è ristretta. Su un lato un glicine sale abbarbicato ad un piccolo balcone che si protende verso i quattro suonatori che stanno offrendo il loro meglio nell’esecuzione di una curenta della Val Varaita.
Seduto al tavolo della vecchia osteria, ascolto l’andare imperfetto della ghironda e dell’organetto a cui fanno da contraltare il flauto e il violino, mentre al centro dello slargo due uomini e due donne eseguono con passi conosciuti le figure dell’antica danza.
Di tanto in tanto la brezza della sera lascia la montagna e scende a riempire le strade e i cortili fra le case, mentre la luna fa capolino da qualche angolo sopra i tetti.
C’è un vecchio seduto davanti alla porta di casa, pare assorto nei suoi pensieri e voglio immaginare che stia pensando ad una sera come questa, di quando era giovane e in questa piazzetta, dopo una giornata di fatica sul campo ripido, si sforzava ancora di trovare il modo di parlare alla ragazza di fronte, che senza farsi vedere lo guardava di tanto in tanto, sperando la invitasse a ballare.
I suonatori cambiano musica, attaccando una bourèe e mi viene da pensare a quanto è bella questa musica, così antica e moderna insieme, che sembra chiusa fra le montagne, ma che all’improvviso vola via e allora la senti che parla di Provenza e Guascogna, che profuma di larici e di lavanda, che sa di polenta e acciughe salate, di viaggio, di vento, di sole e di mare.
Finisce la musica, i danzatori si fermano e il vecchio rientra in casa, allora mi alzo e vado dai suonatori, voglio solo fargli i complimenti, ma ci mettiamo a parlare e parlare e poco a poco mi fanno scoprire cosa vuole dire Occitania. E’ tardi, allora finisco un ultimo bicchiere e vado anche io, mentre penso alle parole della canzone:
“Remesclas. De sang e de musica, de temps e de gents, de raives e d’ideas. L’òme que coneis sa terra a ren pòur, se mescla. E remescla. Aquò qu’aiva dran a-n-aquò qu’al a devant. Aquò que ven da luenh e aquò qu’es siu. Aquò que se pòl veire e aquò que se pantalha. Lo sonarie que vira viatgia e pòrta via, ritorna e pòrta a-n-aquò siu aquò qu’a vist e aquò qu’a escotat. Sonaire de viola. Sonaire de valada. Valadas occitanas, valadas de frontiera. Valadas de remesclas.” (Lou Dalfin)

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